Continua l’ingerenza USA: “Patti chiari, amicizia lunga”

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di Luigi Asero

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È un italiano stentato quello usato da Barack Obama a colloquio con Matteo Renzi. Un italiano di cui si è scusato ben sapendo che la pronuncia non sarebbe stata eccellente. Ma la frase è inequivocabile: “Patti chiari, amicizia lunga”. 

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Ne potremo disquisire quanto vogliamo, potremo interpretarla in mille modi diversi, potremo affibbiare a queste parole ciò che desideriamo. Tanto mettere la testa sotto la sabbia è uno sport nazionale popolare quanto il calcio e la Champions League. Ma il succo non cambia. È molto più che una frase, è un messaggio, un avvertimento.

Leggiamo su Repubblica che sarebbe “una frase gentile in italiano” poi però, al termine dell’articolo, lo stesso Stefano Bartezzaghi chiarisce: “Non poteva sapere che non è l’affettuosa constatazione che potrebbe sembrare: in Italia la usiamo in senso minaccioso. Un po’ come “stai sereno”, insomma. “

Certo, non spetta a Repubblica, e nemmeno a noi, dichiarare guerra agli Stati Uniti d’America per una frase a dir poco infelice. Ma non siamo d’accordo sul “non poteva sapere”. Barack Obama non si muove come un elefante in una cristalleria. Il Presidente USA se utilizza una frase in una lingua non sua non la cerca su internet affidandosi al traduttore di Google. Di certo, insomma, qualcuno su quell’unica frase lo ha ben edotto e istruito. E non è un caso in un momento in cui gli USA -oggi più che mai- mostrano i muscoli contro lo storico nemico russo. Infatti poi lo stesso presidente americano fa il suo personal-spot in favore delle riforme e di quanto sia importante che vinca il fronte del sì. Ritornando a ingerire negli affari interni di un Paese che, seppur da sempre fedelmente alleato, dovrebbe comunque avere assoluta e piena autonomia rispetto alle bramosie d’Oltreoceano. Ma che vogliamo farci? Un Paese, il nostro, che è militarmente colonizzato dalla potenza militare americana, su cui insistono basi (apparentemente NATO) come Sigonella e Aviano, dove insiste il MUOS (e sono soltanto quattro installazioni nel mondo), che concede ogni spazio aereo sia desiderato dal potente Alleato yankee, come vogliamo che possa reagire a una “così piccola” ingerenza? Appena sulla riforma costituzionale? Che poi non è nemmeno la prima volta stante le recenti affermazioni dell’ambasciatore John Phillips.

Andiamo al nocciolo della questione. Perché il presidente americano ha sentito la necessità di avvertire in maniera forte e chiara il premier Matteo Renzi con “Patti chiari, amicizia lunga”? Tutto sommato non è difficile azzardare qualche ipotesi.

Intanto la tensione fra USA e Russia continua a crescere e gli USA ci tengono ad avvisare l’Italia, in ogni modo possibile, su come deve comportarsi. Dimenticando che la crisi fra quei Paesi in realtà non dovrebbe coinvolgere le italiche genti che contro il popolo russo non hanno proprio alcun problema. E dimenticando che dell’Italia fa parte la Sicilia, che di quell’occupazione militare yankee è vittima da decenni nell’assoluta e colpevole indifferenza di popolazione locale e autorità regionali e nazionali. Dimenticando altresì che infatti la Russia ha appena inviato una nuova portaerei nucleare nel Mediterraneo in appoggio alla flotta già presente. Certo non per contrastare il flusso migratorio (provocato dagli stessi USA con la “creazione” delle “primavere arabe” finite in un bagno di sangue infinito e nel più assoluto vuoto di potere). Quella flotta, la flotta russa, si tiene sul Mediterraneo semplicemente perché pronta a ogni eventuale reazione. Contro chi? Ovviamente contro basi NATO e quindi contro la Sicilia che tra basi e presenze più o meno stabili conta ben 27 punti di interesse strategico. Partendo dal MUOS di Niscemi per finire a Sigonella tra Catania e Lentini, passando per Trapani, Augusta, ecc ecc.

“Patti chiari, amicizia lunga”. Lo disse colui che fu insignito del Premio Nobel per la Pace quando era appena insediato, senza che nessuno sapesse cosa avrebbe fatto in futuro. Oggi quel futuro lo viviamo e non sappiamo per quanto tempo ancora…

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